Il Governo fa un passo indietro sull'Università, resta saldo sugli aspetti formali dell'intervento sulla Scuola (grembiulini, voti in condotta e altri specchietti per le allodole). La notizia non è quella, ma che Veltroni ha accolto la decisione del Governo con piacere (giusto) e ha sostenuto che aveva ragione chi protestava.
Ma questo, purtroppo, è sbagliato.
Che l'Università abbia grossi problemi, è un dato di fatto.
Che la manovra del Governo non li avrebbe risolti ma semmai ne avrebbe creati altri, anche questo credo sia evidente a tutti.
Ma la difesa di principio dell'esistente che è stata fatta da ampi settori dell'Università è esiziale: verrà il giorno che il Governo il passo indietro non lo farà, con ampio sostegno popolare. Non sarebbe meglio prevenire? Non sarebbe meglio tagliare l'erba sotto ai piedi a chi vede l'Università solo come un costo da tagliare?
Le domande che un riformista deve porsi, sono due:
- a parità di spesa, è più importante garantire il reale diritto allo studio dei meritevoli (tasse, sostegno economico, alloggio) o tenere basse le tasse universitarie per agevolare un accesso ampio alla formazione universitaria?
- a parità di spesa, è più importante permettere agli studenti di seguire il percorso di studi universitario che favoriscono o limitare e indirizzare gli accessi per indirizzare gli studenti verso formazioni più "vendibili" sul mercato del lavoro?
- a parità di spesa, è più importante investire sulla ricerca (e in generale, sulla formazione post-universitaria) o sulla formazione universitaria primaria?
- a parità di bilancio, è necessario aumentare o diminuire la spesa per l'Università? A spese o a vantaggio di quali altri capitoli di spesa?
Le risposte di un riformista di sinistra, per me, sono evidenti:
- garantire il reale diritto allo studio dei meritevoli, anzichè tenere basse le tasse come oggi trasferendo risorse pubbliche alla minoranza che manda i figli all'Università;
- premere per indirizzare gli studenti verso le materie più utili e meno interessanti, come la matematica pura, a scapito delle facoltà che si limitano a sfornare disoccupati;
- investire sulla ricerca, per il sistema in generale e per selezionare nuovi docenti di qualità tra i ricercatori;
- sull'ultimo punto, non mi esprimo
La situazione in Parlamento è quella che è, di dialogo e riforme condivise non si può parlare. Ma dobbiamo tenere a mente che ignorare la malattia ci mette a rischio di una cura 'dura e sbagliata', presto o tardi.
venerdì 12 dicembre 2008
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