La molteplicità dei media a disposizione dei cittadini non ha prodotto significative trasformazioni nel loro consumo d'informazione. Chi dieci anni fa non comprava il giornale e non guardava il tg continua a non farlo, mentre i blog e in generale le informazioni in rete sono in massima parte fruite dalla minoranza "istruita e impegnata", che anche prima dell'avvento del web riusciva a procurarsi informazioni che le masse non avevano.
Ma questo non mi esime dal segnalare la situazione paradossale del principale media italico, la televisione.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con poteri grandemente estesi da una legge elettorale da lui voluta che gli ha permesso di decidere la composizione del Parlamento (cosa che non manca di sottolineare, limitando l'inutile dibattito e chiedendo solo bonapartistiche approvazioni alle sue decisioni), è attualmente il proprietario del principale polo televisivo privato.
La sua predominanza nel settore fa sì che la raccolta pubblicitaria sia da lui gestita senza reali interlocutori; il suo principale concorrente è il polo televisivo pubblico e negli ultimi anni non ha mancato di colpirlo 'sotto la cintura'. Ricorderanno i miei lettori che la vendita degli spazi pubblicitari Rai fu da lui assegnata a una ex dipendente Mediaset, accusata dai colleghi di aver operato costantemente contro l'interesse dell'azienda: mirabile esempio di liberismo odierno, ama giocare contro sè stesso.
I fatti degli ultimi giorni hanno sancito una sua ennesima vittoria mediatica: proponendo l'eliminazione di un insensato sgravio fiscale che avvantaggiava Sky, televisione di Rupert Murdoch (sostenitore della Destra worldwide, che differisce dal Cavaliere nostrano in primis perchè nel resto del mondo quelli come lui si accontentano di manovrare le poltrone senza sedervicisi), è riuscito ad attirare i miseri rappresentanti del PD in una banale trappola. Alla fine del massacro del nemico intrappolato, il Cavaliere conta le sue prede: una televisione a pagamento di proprietà di un amico è ufficialmente inserita nell'elenco dei media "di sinistra", i leader dell'opposizione han difeso uno sgravio fiscale per una minoranza tendenzialmente berlusconiana e lui si è potuto spacciare per statista.
Fedele al suo stile aziendale proattivo, mentre colpisce il privato non si scorda del pubblico e sorride al neoeletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai, espulso dal PD. Il sorriso cela una promessa: finita questa legislatura, il prode Villari potrà unirsi senza remore al centrodestra e come rappresentante dell'opposizione ricoprire per altri cinque anni l'ambita carica.
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